Testi di Emanuele Conte tratti dal programma radiofonico “Home – Un posto dove andare e qualcuno da cui tornare“
A volte ce la mettiamo tutta ma al posto di andare avanti ingraniamo la retromarcia, oppure procediamo con il freno a mano tirato. Fortunato è chi in quei momenti ha un posto dove ricaricare la speranza e qualcuno a cui tornare per ricevere fiducia.
Ci sono momenti nei quali è decisivo mollare tutto, cercare una pausa, sospendere ogni battaglia o viaggio che stiamo compiendo, sia che si tratti di un percorso entusiasmante oppure di un cammino difficile, capire se abbiamo ancora un posto di riferimento dove fare ritorno e qualcuno da cui tornare.
È determinante fermarsi per poi riprendere o cominciare nuovamente, anche nelle questioni di cuore.
Prima di cominciare o ricominciare una storia è utile una pausa, anche breve, solo per riflettere. Ma in queste faccende, a volte, la riflessione la lasciamo agli specchi, la pausa non ci ferma e la passione detta legge.
Quando c’è tanta passione è necessario fare due conti per vedere se è conveniente tornare a casa o se è meglio restare, anche se il dolce pericolo di cadere in amore, cioè di innamorarsi, è sempre in agguato.
Quindi, andare a casa, battere in ritirata, non è sempre la scelta migliore.
L’importante, in queste questioni, è non fare confusione.
Ci sono delle persone per le quali la strada per tornare a casa diventa inevitabilmente più lunga e se anche non lo fosse sono loro a fare il giro più largo.
Ci sono giorni solitari che a casa diventano anche notti solitarie, ad esempio quando pensi di essere Romeo e tua moglie invece crede che tu sia parte dell’arredamento.
Qualsiasi sia la recita e in qualsiasi posto tu ti esibisca hai sempre successo e approvazione, ma non a casa.
Addirittura, a casa, sei la barzelletta dei vicini; allora il quadro si completa e prendere la strada, quella più lunga, per tornare a casa è meglio.
Vivere in un clima di comprensione, se non di approvazione, è necessario come l’aria che si respira, e se questo non avviene, per tornare a casa prendiamo sempre la strada più lunga.
Forse perché quella dove siamo diretti non è realmente casa.
A volte, “dare fuoco alla casa” in senso metaforico, intendiamoci, può essere un pensiero liberatorio. Nel senso che fare un falò delle eventuali situazioni stressanti in famiglia può essere, appunto, liberatorio.
Forse sarebbe meglio dire “burning down the bills” bruciando le bollette o i conti da pagare, peccato che ormai, anche quello è inutile, perché i computer non cancellano, anzi continuano a salvare e risalvare facendo il backup dei tuoi conti in sospeso.
L’informatica è bellissima, è un progresso per l’uomo ma è anche una seria compromissione della sua libertà, se usata in un certo modo.
Il tempo è importante ed è pesante quando chi ci vuole bene è costretto alla lontananza.
Casa, ed è casa non solo il luogo ma anche da chi torniamo.
Ci sono degli esseri viventi, fra i quali gli umani, che sono irrequieti, spaventati o, peggio, continuamenti angosciati.
Spesso cercano la pace, difficile da trovare e ritualmente ridotta ormai a un semplice augurio ma se nonostante tutto, l’essere umano in particolare, riesce a salvare la propria essenza, la propria favola, allora diventa quasi un supereroe e nessuno riuscirà mai a spegnere in lui la luce della speranza.
A volte tornare sui propri passi, perché si è capito di avere sbagliato, è come tornare a casa, magari per un’ultima richiesta di affetto o di perdono. E il finale non è mai scontato.