Testi di Emanuele Conte tratti dal programma radiofonico “Flashback“
Succede ovunque, a casa, al lavoro, aspettando il treno, vedendo un volto per strada o l’immensità del mare. Può accadere ovunque, in qualsiasi momento di avere qualche flashback o, per dirla in modo diverso, momenti che riemergono da un nastro che scorre.
A volte i flashback rompono proprio le scatole, mandano ricordi improvvisi, riavvolgono filmati di cose non andate proprio per il verso giusto ma la storia non si ripete sempre allo stesso modo, cambiano i tempi, le condizioni. A meno che non siate convinti di trovarvi in un incubo. Beh, meglio pensare invece di trovarsi in una favola, magari una favola moderna di Cenerentola.
È solo riavvolgendo il nastro che sentiamo di quante voci è fatto il suono del silenzio.
I flashback, i salti della mente indietro nel tempo, fungono da indizi, indizi che a volte sono utili ma a volte invece ci fregano, perché non siamo in un giallo di Agatha Christie o in una tragedia greca, siamo in una storia ancora più incredibile, la vita, quella nostra, in mezzo a tanta altra gente che fa cose incredibili, in giornate incredibili, con risultati spesso scontati e a volte incredibili, tipo qualche sì inaspettato.
Ci sono dei sogni incredibili da realizzare, delle matasse che non si sbrogliano nonostante i ricordi, i flashback, ci raccontino storie dove il bene prevale sul male, il buono sul cattivo, dove c’è un cavaliere un po’ sgangherato che però vince sempre.
Nella realtà non è così, nei brevi ma intensi ricordi che la nostra mente richiama ogni volta che ne abbiamo bisogno, il nostro supereroe non è munito di super poteri, a volte il tuo cavaliere è un Don Chisciotte, romantico, fiero ma perdente per forza, e a stento gli crederai quando lo rivedrai nel prossimo flashback, nonostante la sua classe e la sua buona fede ti ispirino tenerezza.
Ci sono i flashback con gli eroi che perdono le loro battaglie ma vincono nella storia dell’uomo, della letteratura, del cinema, della musica, e ci sono poi i flashback di quando voi due siete scappati, di quando siete andati via dalla gente, magari per stare un po’ da soli.
Nei nostri brevi momenti di assenza, quando andiamo via anche solo per qualche istante, con la mente ci perdiamo tra le strade dei ricordi, ed è allora che ci capita di ritrovare lo sguardo di chi se n’è andato, magari semplicemente perché si è allontanato o perché a volte le strade si dividono ed è allora che vediamo se ci manca veramente, perché in quei pochi momenti la luce del sole risplende più chiara nei ricordi.
Ricordare con gioia che ci ha fatto stare bene rende più luminosi i ricordi, anche i più brevi. La luce del sole per molti è l’amore per una persona, per tanti è l’amore in assoluto, quello che porta la pace o l’amore superiore, quello per la divinità.
I flashback sono come il tasto rewind di un registratore, ci fa rivedere e riascoltare quelle situazioni che abbiamo già vissuto insieme alle persone o fra le persone, riproduce tutto quello che abbiamo percepito sia nel bene che nel male ed è in quel momento, lontano da lore, le persone, riusciamo a vederle meglio.
È nei momenti di gioia che ad alcune persone vengono in mente le canzoni più tristi, ed è nei momenti di tensione che a volte tornano a ronzare nelle orecchie filastrocche o musiche, le più insignificanti, quelle meno importanti per noi.
La mente non scherza se sta dalla nostra parte: se siamo in tensione a volte ci tranquillizza con ricordi veramente inaspettati.
Rivedere le persone, quelle che hanno lasciato il segno, quelle lontane, quelle impossibili da rivedere. Il cuore o la fede si chiedono: quando le rivedrò? La risposta è semplice: anche subito, basta chiudere gli occhi e riavvolgere il nastro.
Quando riavvolgiamo il nastro e riportiamo alla mente le persone, i fatti e tutto quello che ci serve ricordare per affrontare il presente, nessuno ci obbliga a ricordare esattamente come sono andate esattamente le cose, magari si possono fare delle ipotesi: se Tizio in realtà non era così strano, se lui o lei non volevano tradire, se Caio in fondo era un simpaticone, se Sempronio aveva torto, se Mevio alla fine ci voleva anche bene.
I flashback sono nostri, nessuno impedisce alla nostra fantasia di colorarli della tonalità che preferiamo.
E adesso facciamo quello che solo noi esseri umani possiamo fare: ricordiamo una cosa che non c’è, che non è mai esistita, un flashback su una fantasia, su un’aspettativa, su una speranza, una cosa che vorremmo ci fosse stata o si fosse realizzata, magari un’esistenza diversa, abitare in un’altra città, chissà, sogniamo pure come se ciò fosse già stato e debba ritornare.
Ci sono dei flashback che riportano alla mente brevi incontri o pezzi di vita, giornate vissute da soli o insieme a qualcuno, chiunque esso sia, fosse stato anche il nostro cane.
Quanti sono i quadranti di orologio che abbiamo fissato insistentemente aspettando che qualcosa succeda o qualcuno ci dica di più.
I ricordi sono le cose più preziose che abbiamo e finché qualcuno si ricorderà di noi, e anche del nostro cane, non finiremo mai, saremo sempre in giro a correre nei campi, contro il sole, lasciandoci alle spalle la solitudine.
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